Medevac_BusnagoSoccorso_grande_Obeso_051011

Gestione Pazienti Obesi

Case Report: Il Trasporto di Pazienti Gravemente Obesi

Pubblicato su N&A n. 171 di gennaio 2007

Autori

Istruttori IREF del CeFRA di Busnago Soccorso:
Federico Emiliano Ghio (Infermiere Busnago Soccorso)
Simone Della Torre (Soccorritore-Istruttore Busnago Soccorso)

Introduzione

Negli anni, era già capitato di dover organizzare il trasferimento di pazienti gravemente obesi; tuttavia, in pochi avevano raggiunto e superato i limiti di sicurezza dichiarati dai costruttori di barelle autocaricanti e degli altri presidi di comune dotazione; tantomeno mai avremmo pensato di superare i limiti di peso imposti dal costruttore di un toboga, strumento specificamente concepito per l’evacuazione di questo tipo di pazienti. L’11 novembre 2006, uno dei nostri equipaggi è impegnato in un trasferimento intrasopedaliero da Zingonia a Milano.

Le notizie ricevute all’atto della richiesta parlano di un paziente obeso che deve essere trasportato in un nosocomio milanese dove verrà sottoposto ad un intervento chirurgico di nefrostomia. All’arrivo a Zingonia, tuttavia, la situazione è ben diversa da quella descritta: il peso del malato è infatti di 277 Kg! Ben lontano da ogni aspettativa. Questo prevarica inevitabilmente qualsiasi strategia di trasporto con i sistemi tradizionali, e pone grosse riserve anche sul fatto che la lamina centrale del pianale idraulico della barella sia in grado di sostenere il carico senza danneggiarsi. L’equipaggio in posto contatta quindi la Sede, mettendo al corrente della situazione il responsabile della Centrale Operativa.

Purtroppo, l’unica ambulanza priva di pianale idraulico è in convenzione forfait quale ambulanza medicalizzata 118 presso il Presidio Ospedaliero “L. Mandic” di Merate, e quindi non impiegabile senza interruzione del servizio di emergenza territoriale. L’alternativa viene pertanto individuata nel rimuovere la barella autocaricante (che viene lasciata in ospedale) ed impiegare il toboga (peso massimo consentito 268kg.) appoggiato sul pianale idraulico che nel frattempo viene rinforzato con travi di legno rinforzato normalmente impiegate in edilizia quali supporti alle casseforme del calcestruzzo armato. Al letto del paziente sono presenti complessivamente 10 operatori: 5 soccorritori della nostra Associazione, 3 Infermieri, la Caposala del Reparto ed 1 operatore dell’ufficio tecnico del Policlinico. Il malato è minimamente autonomo, ed assolutamente incapace di mantenere posizioni diverse da quella supina; infatti, la severa obesità lo obbliga ad adottare il decubito laterale per poter respirare agevolmente.

Con l’aiuto del personale infermieristico, il toboga viene adagiato dietro alla schiena del paziente, quasi fosse una tavola spinale, quindi una volta infilato sotto il fianco sinistro si riesce a ruotare nuovamente il toboga e posizionare adeguatamente il paziente, che viene trasportato in decubito laterale sinistro. Il trasporto dal reparto (quarto piano) all’ambulanza si effettua impiegando il letto da degenza. Per caricare il paziente si rende necessario l’aiuto contemporaneo di 8 operatori.

Una volta a bordo, il paziente viene assicurato al pianale idraulico con apposite cinghie, mentre con una “sospendita” normalmente impiegata per l’elisoccorso, si assicura il toboga anche alle barre di sostegno poste sul cielo del vano sanitario, onde impedire eventuali movimenti oscillatori. Il toboga viene inoltre mantenuto in sede da 2 operatori per tutta la durata del trasporto. Prima di partire, vengono poste lenzuola e traverse assorbenti arrotolate in tutti i distretti corporei che entrano in stretto contatto con la struttura del presidio, onde evitare la comparsa di lesione da pressione durante il viaggio.

Il paziente viene monitorato in continuo con saturimetria, pressione sanguigna non invasiva e frequenza cardiaca. Nonostante le attenzioni impiegate nel porre il paziente in decubito laterale sinistro per favorire la respirazione, il paziente lamenta dispnea, e presenta una SaO2% in aria ambiente del 90% (valori basali 92-94%). Si procede per cui alla somministrazione di O2 tramite cannule nasali. Il trasferimento richiede oltre un’ora, condizionato dalla necessità di evitare scossoni e brusche frenate oltre che dalle condizioni di traffico particolarmente congestionato essendo venerdì pomeriggio (ore 18.00) nell’orario di rientro dei pendolari nel tratto Dalmine -Tangenziale Est dell’A4. All’arrivo presso il Policlinico, si presentano nuove problematiche: il pronto soccorso, allertato sin dalle 14.00 non è in grado di accettare il paziente per cui il medico di guardia ha provveduto a visitare il paziente in ambulanza e destinarlo direttamente al padiglione dove era atteso per sottoporlo ad intervento chirurgico. L’ingresso in Camera Operatoria è difficoltoso ed è condizionato dalla mancanza di letti adeguati a muovere il paziente in ascensore, che pertanto viene mantenuto sul toboga e trasferito direttamente sul tavolo operatorio.

Discussione

Il trasporto di pazienti gravemente obesi, è sicuramente evenienza rara, che spesso coglie impreparati. Le attrezzature normalmente presenti sui mezzi di soccorso, non sono di norma adeguate alla mobilizzazione ed al trasporto di questi pazienti, in particolar modo quando si tratta di persone con un’autonomia residua minima. L’azzardarsi a trasportare pazienti gravemente obesi con strumenti non adeguati comporta un rischio inammissibile per gli operatori, per il paziente e per gli strumenti stessi. Gli infermieri del reparto, riferiscono che i colleghi che hanno trasportato il paziente dal domicilio all’ospedale hanno danneggiato gravemente la barella autocaricante ed irrimediabilmente la tavola spinale. Qualora ciò non accadesse, sarebbe quanto meno indicato che il materiale utilizzato venga poi messo fuori servizio e revisionato dal costruttore, onde evitare futuri rischi. Sarebbe inoltre auspicabile che ogni ospedale disponesse di presidi atti a contenere pazienti obesi, come un toboga per esempio che risulta utile anche nei trasferimenti di pazienti critici in quanto è in grado di accogliere al suo interno anche l’attrezzatura, oppure per un’evacuazione in caso di emergenza); mentre le associazioni di soccorso dovrebbero quantomeno predisporre sistemi di contenimento in grado di garantire la sicurezza del trasporto atipico (traverse di legno, cinghie, punti di fissaggio aggiuntivi in ambulanza, ecc…).